A volte si vince, a volte s’impara

di

Graziano Lanzidei

Premesso che l’impegno, la dedizione, il senso di sacrificio, le capacità, la costanza e la passione non sono mancati a tutti coloro che sono stati impegnati in qualsiasi veste in questa campagna elettorale delle comunali, dobbiamo pur ammettere, noi del fronte progressista, che qualcosa non è andato come doveva. Forse, a ben vedere, si tratta di qualcosa che non c’entra solo con la campagna elettorale. Perché la comunicazione è importante – sono il primo a sostenerlo, anche per lavoro – ma non dipende tutto dalla grafica che si adotta, dallo slogan che si trova, dai comunicati che si scrivono.
 
Perché nella politica, è lapalissiano ma tremendamente attuale, c’è da pensare innanzitutto alla politica. E con essa c’è il senso ultimo della politica, il sale di ogni democrazia: la rappresentanza che si chiede, ad ogni tornata, agli elettori. Se manca quella, ovvero se non si è sufficientemente rappresentativi, è il segnale evidente che qualcosa non va. In soldoni: non sbaglia chi non ti dà il voto, sbagli tu che non riesci a convincere le persone che puoi essere il o la loro rappresentante.
 
Per rifarmi ad una metafora in voga: puoi decidere di rifare la carrozzeria o il motore, ma se poi metti la chiave e la macchina non parte, qualcosa non è andato come doveva. Siamo sempre a Lapalisse, s’il vous plaît.
 
Non penso sia il caso di fare analisi numeriche, perché le questioni sono talmente evidenti che, piuttosto, andrebbe impiegato il tempo risparmiato a pensare ai rimedi che devono essere presi subito.
Vado veloce: nei borghi intorno alla città – comunità che si percepiscono lontano dal centro, molto più di ‘semplici’ periferie – la proporzione centrodestra/centrosinistra ormai è 85 a 15. Con il voto in centro città non si riesce a ricostruire un equilibrio, perché dove va bene per il centrosinistra, finisce 60 a 40 per la destra.
 
Che fare?
Non lo so, perché non ho la bacchetta magica. So come possiamo iniziare, tutti (tutti!), a invertire la rotta. Parlando finalmente – senza processi sommari, che tanto non servono a nulla – di quello che non è stato fatto, di quello che poteva essere fatto meglio. E di quello soprattutto che ancora va fatto per la città.
 
Credere nella democrazia significa anche accettare il risultato delle elezioni, in modo speciale quando il risultato è così evidente, e cercare di capire come poter collaborare, con i propri valori e le proprie tematiche, al bene comune della città. Che esiste a prescindere dalle parti coinvolte in consiglio comunale e fuori il consiglio stesso, da chi fa il Sindaco o la Sindaca e da chi sta in giunta.
 
E proprio sulla base di quei valori e quelle tematiche – l’idea e la visione della città, si diceva una volta – si può attivare anche uno scontro forte. Ma non può essere uno scontro forte, frontale, a prescindere.
Vogliamo, compagni e compagne, cittadini e cittadine, amici e amiche, iniziare una nuova fase, insieme, facendo tesoro di tutto ciò che è stato ma senza ossessioni o tabù?
 
A volte si vince, a volte s’impara. E questa volta c’è tanto (tanto!) da imparare.
A volte si vince, a volte s’impara
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